Antonio Conte è riuscito in pochi mesi a dare un’identità al suo Napoli e di riportare un grandissimo entusiasmo in un ambiente depresso dopo la disastrosa stagione 2023-2024. La sosta di novembre è periodo di bilanci e quello degli azzurri è più che positivo: primo posto in classifica dopo il pareggio di Milano tra mille polemiche.
Anche il Napoli di Spalletti, campione d’Italia nella stagione 2022-2023, ha chiuso al primo posto alla sosta di novembre (all’epoca sosta lunga per permettere lo svolgimento dei Mondiali in Qatar). Ma che differenze ci sono tra le due squadre? Andiamo a scoprirle insieme.
Napoli di Conte e Napoli di Spalletti, il confronto è impietoso
Due filosofie di gioco completamente diverse quelle di Conte e Spalletti. Tanto diverse che si traducono in numeri quasi impietosi per il tecnico salentino. Il Napoli di Conte nelle prime dodici giornate ha una produzione offensivà nettamente inferiore rispetto al Napoli di Spalletti. 19 gol fatti contro 30, 48 tiri nello specchio contro 78.
E se pensate che questo si traduca in una miglior tenuta difensiva, vi sbagliate: perché il Napoli di Conte ha subito 9 reti, le stesse del Napoli di Spalletti. Che, tra l’altro, non aveva perso 2 partite così come invece successo a Conte contro Verona e Atalanta (tra l’altro due batoste). Anche il numero di corner battuti è decisamente basso e indice di una poca presenza nella metà campo avversaria: 60 battuti dalla squadra di Conte, 76 quella di Spalletti. E pensate che anche nelle 12 giornate di Garcia, il Napoli aveva una produzione offensiva assai superiore.
Ovviamente, per onestà intellettuale, va detto che Conte ha lavorato al momento 4 mesi con questa rosa, mentre Spalletti nella stagione dello scudetto aveva già un anno di lavoro in azzurro.
Napoli di Conte e Napoli di Spalletti, il confronto dei singoli
L’unico comune denominatore della produzione offensiva del Napoli di Conte e Spalletti è Kvaratskhelia, uomo simbolo del Napoli campione d’Italia nel 2023 insieme con l’ex compagno d’attacco Osimhen. Il georgiano non ha risentito di particolari cali di rendimento, almeno a livello di cifre: due anni fa, dopo dodici turni, aveva realizzato 6 gol mentre adesso è a quota 5.
Ma, a proposito di Osimhen, la questione si fa più interessante e per certi versi seria se prendiamo in esame il centravanti. Alla 12.a giornata del campionato 2022/2023 il nigeriano aveva all’attivo ben 7 reti in sole 8 presenze e chiudeva il parziale ciclo con la splendida tripletta ai danni del Sassuolo. Lukaku batte il suo predecessore solo nei passaggi vincenti (4 a 1), ma ha una prolificità offensiva praticamente dimezzata (‘appena’ 4 centri, peraltro in 10 presenze).
Da segnalare anche il downgrade di Politano: l’esterno è passato dai 3 gol + 2 assist di due anni fa alla singola gioia contro il Monza della 6.a giornata. Mancano anche i gol dalla panchina: Simeone due anni fa era a quota 2, Raspadori 1 mentre adesso sono entrambi fermi a 0. Per il resto, c’è una nota positiva. Spicca capitan Di Lorenzo, che nell’anno dello scudetto a questo punto del torneo aveva trovato 2 assist ma ancora nessuna rete, mentre al momento si sta rivelando decisamente più importante nel chiudere l’azione visto che è a quota 3 gol.